È possibile che Bart Simpson rappresenti l’incarnazione dell’ideale nichilista di Friedrich Nietzsche? Che il comportamento di Marge sia la realizzazione della classificazione aristotelica della virtù? Che la mentalità di Springfield sia frutto di un approccio decostruzionista al reale? Cosa possiamo imparare sulla natura della felicità dal cupo Mr. Burns? Secondo gli autori, per capire l’epopea dei Simpson è più utile rivolgersi a Kant, Marx o Barthes che non ai sociologi o ai critici televisivi. Diciotto possibili percorsi interpretativi che offrono letture originali dei personaggi, dei linguaggi e della scorrettezza politica della serie. Uno studio che applica le armi della dialettica alla cultura pop, fondendo il rigore espositivo della filosofia all’ironia di un insolito oggetto d’indagine.
In realtà i Simpson non sono altro che un pretesto per parlare di Filosofia, come è ben spiegato nell’introduzione del libro; la filosofia con la F maiuscola: si spazia infatti da Aristotele a Nietzsche a Barthes. Unico vincolo: per leggerlo bisogna essere fan dei Simpson, visto che è pieno di riferimenti alle puntate e a citazioni dei personaggi.
I cinque Simpson, in tv dal 1987, hanno affrontato i temi più scottanti e imbarazzanti dell’attualità: dalla politica alla religione, dal sistema mediatico alla dipendenza da birra e donuts. Un quadro completo della postmodernità che non trascura neanche l’aspetto delle relazioni personali. Una caustica parodia sociale non troppo lontana dalla realtà, anche se i parossismi di Homer condiscono il tutto di un umorismo spensierato e ridanciano.
E’ soltanto un cartone animato, ma sono serviti venti filosofi –insegnanti nelle scuole e college americani più rinomati- e tre curatori esperti del campo per dare vita alla raccolta. Nessuna forzatura nello scovare teorie filosofiche che ricalchino i modelli del cartoon, ma un’applicazione pratica tramite l’analisi di alcuni episodi chiave.
Quanto è destabilizzante per la società un personaggio alla Homer Simpson, e perché Maggie non dice mai una parola? Se comprendessimo il valore del silenzio fra Oriente e Occidente potremmo ipotizzare una risposta. O Marge, non è forse il modello di casalinga perfetta e frustrata, precursore della Annette Bening di American Beauty? Si fa strada anche la teoria per una possibile avversione al mondo intellettuale con Lisa, mentre l’esempio di Bart ricalca Nietzsche e la virtù della cattiveria.
La satira sta alla base del cartoon e delle sue sceneggiature, rendendoci divertente una sitcom che ha il potere di smascherare i punti deboli della nostra società. Nessuna intenzione di abbassare il livello della filosofia, anzi.
articolo tratto da www.levysoft.it
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